Napoli, solo l’Inter 89/90 così penalizzata dagli infortuni
Un record di infortuni che ha un solo precedente a memoria d’uomo: è quello dell’Inter 1989/90, quella del post Scudetto dei record sotto la guida di Trapattoni. Solo a quella squadra può essere paragonato il Napoli 2021/2022.
Gli stop di Insigne e Juan Jesus vanno proprio in questa direzione. E a differenza quell’Inter, rapidamente fuori dalla Coppa Campioni, poi dalla lotta Scudetto e infine dalla Coppa Italia nei gironi sostitutivi dei quarti di finale, il Napoli resta comunque a breve distanza dalla vetta, obiettivo che va ben oltre le aspettative, è uscito ai sedicesimi di Europa League contro uno squadrone, ha qualche rammarico solo per la poca strada fatta in Coppa Italia.
Ma il paragone ci sta tutto. Emblematico l’infortunio occorso a Walter Zenga nell’intervallo di Napoli-Inter, gara poi vinta dagli azzurri con le reti di Careca e Maradona che nell’ultimo quarto d’ora ruppero l’equilibrio e infilarono per due volte il dodicesimo nerazzurro, Astutillo Malgioglio. Di quell’Inter, oltre alla clamorosa eliminazione al primo turno di Coppa Campioni con gli svedesi del Malmoe, si ricordano i tantissimi infortuni, di Riccardo Ferri (12 partite fuori), Matthaus (9), Mandorlini (8), Berti (5), Bianchi (4) e ben 6 giocatori con almeno 2 partite saltate per infortuni vari.
Sembrano poche, ma all’epoca si giocavano solo 34 partite di campionato e le rose erano di appena 18 giocatori. Per questo uno stopper che salta più di un terzo delle gare, un centrocampista che ne salta 9 e il libero dello Scudetto che ne salta 8 sono un contributo alla sfortuna che non si poteva regalare. All’epoca pure si discusse sulle responsabilità dei medici e del preparatore atletico Fumagalli.
Sul Napoli di Spalletti il dibattito è aperto. Convitato di pietra è il dottor Alfonso De Nicola, uno dei protagonisti occulti del Napoli di Mazzarri, Benitez e Sarri che la parola “infortunio” non l’aveva quasi mai conosciuta.