Il trionfo di Stoccarda diventa un fumetto. Dario Ruggieri: “La passione è la stessa, nonostante la deriva del calcio moderno”
Sono passati più quasi 34 anni, ma l’unico trionfo europeo del Napoli lo ricordano tutti quelli che c’erano, grandi e piccini. Tutti ricordano dove l’hanno vista, cosa hanno fatto il giorno dopo e quante ore hanno (o non hanno dormito) quella notte.
E poi ci sono quelli che “a Stoccarda c’ero anch’io“. E’ così che nasce il primo fumetto sulla grande notte in terra germanica. “La mia prima Coppa Uefa” è il libro di Dario Ruggieri in uscita in questi giorni; la prefazione è di Maurizio Zaccone. Nasce sul filone de “Il mio tatuaggio di Maradona“, scritto l’anno prima dal 57enne artista con natali a Napoli e formazione a Bologna ed esposto al Salone Internazionale del Libro di Torino nel maggio scorso.
La passione per il disegno e il fumetto era stata accantonata per decenni. Poi la scomparsa improvvisa del grande Diego deve aver scatenato qualcosa in Dario Ruggieri. E dopo il racconto del tatuaggio ecco un “affresco” di quella notte magica del 17 maggio 1989.
Come è venuta l’idea di scrivere “La mia prima Coppa Uefa”?
E’ una cosa nata diversi anni fa, seguendo la pagina Facebook “La Napoli bene”; rimasi affascinato dai racconti di esperienze da stadio, di gradinate e di trasferte che spesso venivano pubblicate, erano storie di vita vissuta scritte meravigliosamente e molto coinvolgenti . Quel tipo di atmosfere e di emozioni le avevo provate anch’io molti anni fa durante i miei anni di “militanza” al seguito del Napoli, e qualche storia da raccontare ce l’avevo anch’io, quindi scrissi un pezzo dove raccontavo la trasferta più bella della mia vita, quella del trionfo di Stoccarda appunto, e glielo inviai.
Perché poi da racconto è diventato un fumetto?
Succede alcuni anni dopo. Da ragazzo sono sempre stato appassionato di fumetti, a cavallo fra gli anni settanta e ottanta ho frequentato il Liceo Artistico di Bologna appassionandomi sempre di più. Dopo il diploma però il mio percorso professionale prende un’altra strada, smetto di disegnare e dopo circa trent’anni riprendo, la voglia e il piacere di disegnare fanno di nuovo parte di me, pubblico il mio primo fumetto in Selfpublishing e ci prendo gusto, oggi, a distanza di un anno ecco il mio secondo fumetto.
Quanto nobilita il libro la prefazione di Maurizio Zaccone?
Moltissimo. Adoro come scrive Maurizio Zaccone, mai scontato e sempre al punto con grande equilibrio, il fatto che abbia accettato di scriverla per questo mio nuovo lavoro mi riempie di orgoglio, lo legittima e lo valorizza, oltre ad aumentarne la visibilità, e questo ovviamente non può che farmi piacere.
Il titolo, oltre a parafrasarne altri, fa immaginare che speriamo ce ne sia una seconda: nel 1989 sembrava davvero impossibile che quella di Stoccarda restasse un’impresa isolata. E invece sono passati quasi 35 anni e abbiamo vinto pochissimo
E’ un titolo beneaugurante, perché spero di vincerne almeno un’altra, ed esserci di nuovo. Onestamente per il fatto che abbiamo vinto pochissimo io sotto sotto me lo aspettavo, come tanti altri. Un paio d’anni dopo, con l’addio di Diego era finita un’epoca e la tendenza, progressivamente sempre più in fase calante degli anni successivi, difficilmente ci faceva pensare di tornare a vincere competizioni del genere.
E’ l’anno buono del Napoli forse non solo in Italia ma anche per andare avanti in Coppa Campioni?
Credo che per la prima volta nella storia abbiamo avuto fortuna col sorteggio, cioè il fatto di aver trovato una squadra battibile e non una corazzata come sempre, contro l’Eintracht ce la giochiamo e possiamo arrivare ai quarti, poi vedremo chi capita. Per quanto riguarda il campionato va benissimo così, stiamo andando oltre le migliori aspettative, ne riparliamo tra marzo e aprile.
Gradinata e passione: sono cose ancora conciliabili in qualche modo con un calcio moderno che sta tentando di annullare tutto?
Sarebbe un discorso lungo, posso dire che la passione c’è ancora, altrimenti vedremmo stadi desolatamente vuoti, è l’amore per la tua squadra, è la passione che ti porta allo stadio, senza di quella muore il calcio. Passione però che, a mio avviso, è sempre più “annacquata” da pay-tv, telefonini, social e quant’altro. Nel concetto di calcio moderno ci metto anche la componente gradinata, che è la grande vittima di questa “involuzione”, fra tessera del tifoso, daspo ingiustificati, regolamento d’uso, le lotterie per comprare biglietti su internet, trasferte vietate ai residenti, settori ospiti piccoli e spesso con capienza dimezzata per “gestione dell’ordine pubblico”, tornelli e tutto il resto sembra fatto apposta per farti passare la voglia di andare allo stadio, ma è proprio la passione che ti riporta lì, nonostante tutte queste situazioni. Gradinata e passione si sono dovute adattare a tutto questo, diciamo che sono ancora conciliabili, ma la vedo più come “conciliazione forzata”. Rispetto a trent’anni fa è un altro mondo, erano proprio altri tempi, come potrai leggere dal mio fumetto.
Dario De Simone