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“Senza Napule nun campo”, il libro di Franco Limite che spiega la “malattia” con la poesia

Si chiama “Senza Napule nun campo” ed è frutto di un caso fortuito, uno di quelli che negli ambienti culturali capitano frequentemente. Presentato al Circolo Canottieri alla presenza dello scrittore Maurizio De Giovanni, il libro di Franco Limite approfondisce quella che sembra una vera e propria malattia, una dipendenza del tifoso nei confronti della squadra di calcio. La prefazione è del professor Bruno Siciliano, luminare della robotica e noto tifoso partenopeo celebre per i suoi siparietti a fine partita.

Limite è noto anche per alcune letture sul suo profilo Facebook, contrassegnate da quel tono orgoglioso dell’appartenenza che è poesia nella poesia. E alle sue spalle l’immancabile immagine di Diego Armando Maradona.

Come nasce l’idea di questo libro?
“Per un caso fortuito: avevo pronto un libro nel quale vi era un capitolo intitolato: ‘E ddoje malatije, Napule e ‘o Nap’l’. Ad un incontro con amici poeti, leggo due poesie in tema Nap’l’. Piacciono molto alla presidente di un’associazione della quale faccio parte, Associazione culturale poeti metropolitani la quale mi invita: “ma perché non scrivi un libro tifoso”? Risposta: “ce l’ho”. Non era vero, avevo del materiale, corposo ma non tanto da farne un libro, ma ricordi, idee, aneddoti che potevano essere inseriti. Mi misi all’opera e la bugia divenne verità in breve tempo. Il titolo mi venne facile, è quello della poesia che racconta nascita e caratteristiche della malattia”.



I meno giovani ricordano quel famoso Napoli-Juve nel giorno dell’inaugurazione del San Paolo: perché a distanza di 65 anni è così importante?
“Io sono tra questi e non solo la ricordo ma io c’ero. Perché è un ricordo indelebile? Si giocava contro la Juve, forse non l’avevamo mai battuta, squadra dei ricchi e padroni, zeppa di calciatori famosi e in quel giorno la battemmo, 2 a 1, rete vincente di Luiz de Menezes, detto Vinicio, forse, unico giocatore degno di questo nome del Napoli. Importante perché? Perché non fu solo calcio, fu un momento di riscatto del povero contro il ricco, dell’operaio contro il padrone e non sembri un’esagerazione, fu tutto questo!”

Il riscatto del Napoli di De Laurentiis nell’ultimo ventennio quanto è riuscito a contenere l’antipatico fenomeno dei ragazzini napoletani che tifavano per squadre del Nord?
“Io non so se l’ha contenuto, ma certo i nati in era Dies, se hanno tifato per squadre del Nord necessitano di esami clinici! Quindi il problema che c’era, ho un esempio in famiglia, fratello milanista, dovuto all’innamoramento di un giocatore (quelli forti giocavano lì) più che per la squadra, credo nell’era ADL, anche in virtù di annate gratificanti e delle scoperte di giocatori sconosciuti ma rivelatisi campioni, Marek, Cavani, Lavezzi si sia notevolmente ridimensionato”.

Senza ‘o Napule nun campo. Però lo scorso anno è stato davvero difficile campare tranquilli. Cosa significa l’arrivo di Conte?
“Senza ‘o Nap’l’ nun campo non dipende da chi indossa la maglia, se chi la indossa è bravo, se la squadra vince o meno, se si sta in A, B e persino C, altrimenti non sarebbe una malattia inguaribile. Chi tifa ad intermittenza non è tifoso/malato è un opportunista! Il tifoso specie quello diversamente giovane sai quanti anni così ha vissuto? E’ la realtà del Napoli, squadra non di blasone, senza colossi economici alle spalle ma di medie possibilità economiche. Non può che avere alti e bassi. Fortuna – e non tutti se ne ricordano – da quando siamo riemersi dal baratro/fallimento esclusa l’era Donadoni/Ancellotti il cammino del Napoli è stato entusiasmante, con inspiegabile naufragio della squadra scudettata e scelte avventate e poco felici a livello allenatori. Se mi consenti, non svicolo sulla domanda su Conte, ma la limito a pochi schizzi: non lo apprezzo come allenatore, non mi piace il modo di giocare, ho remore congenite verso i non colorati ma come ha decretato il mio amico Maurizio de Giovanni: “quando giocatori o allenatori lasciano Napoli, per me sono morti (io faccio delle eccezioni!) ma quando indossano e fino a quando indossano l’azzurro io tifo per loro”. Parole sante alle quali aderisco e spero che Conte mi faccia ricredere attraverso le vittori e, magari, anche attraverso il gioco”.

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