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Ecco “Kvara”: è stato anche lo Scudetto dei valori umani e della multiculturalità di Napoli Capitale

Sono passati 33 anni dall’ultimo Scudetto dell’era Maradona. Ne è passata di acqua sotto i ponti e Napoli, nel bene e nel male, è cambiata tanto. Basti pensare che gli eroi di quelle imprese erano quasi tutti sudamericani e che Diego riuscì a stringere amicizie vere e forti con due “rivali” brasiliani come Careca e Alemao.

Il tanto atteso, quanto inatteso, terzo Scudetto è quello di un toscanaccio come Spalletti e dei più esotici Kvaratskhelia il georgiano e Osimhen l’africano. E proprio un altro africano come Piedone, magistralmente interpretato da Bud Spencer, ci ricorda che in quegli anni ’80 gli stranieri più famosi dopo i calciatori azzurri erano i militari americani presenti al porto e a Bagnoli.
Il mondo è cambiato, Napoli pure. E ha vissuto un periodo di profonda trasformazione socioculturale. Ed è intorno a questi elementi che prende forma “Kvara. Una storia d’amore e pallone”, un cortometraggio diretto da Raffaele Iardino e Mario Leombruno, basato sullo spunto del giornalista Marco Mario de Notaris.
Sono undici minuti che raccontano l’incredibile notte di Kamal, giovane venditore ambulante originario dello Sri Lanka, che diventa padre nella notte dello Scudett3. La figlia non può che chiamarsi con il diminutivo del calciatore più rappresentativo del trionfo azzurro. Raffaele Iardino è uno dei registi.

Come nasce l’idea di realizzare questo cortometraggio?
“Nei mesi che hanno preceduto il quattro maggio sentivamo sempre più forte la fibrillazione e quando ci è parso che la vittoria sarebbe stata più che un’opzione, nelle nostre menti ha cominciato a prendere forma la necessità di raccontare quello che stava succedendo. In definitiva, nè io nè Mario, avremmo mai immaginato di starcene per strada, in quei giorni, senza una macchina da presa. La storia di Marco Mario De Notaris, che in realtà aveva immaginato una serie di corti tutti sugli stessi argomenti, era fluita dal nostro background fatto di impegno civile e attenzione ai diritti umani fino a confluire nella sceneggiatura di Kvara e, a quel punto, guardandoci negli occhi ed in accordo con la terza anima del film, il co-produttore Diego D’ambrosio, abbiamo deciso che il film si sarebbe dovuto fare lo stesso”.

Nella Napoli che si è rifatta il trucco con turisti e fiction e che è sempre stato un luogo di variegata accoglienza come viene percepito il tema dell’immigrazione?
“Napoli, nonostante tutto, sembra ancora un posto in cui riescono a convivere varie anime, vari fenomeni e variegati tipi umani. Sarà anche un posto in piena gentrificazione ma poi, se guardi bene, trovi ancora della genuinità residua fatta di tante cose belle ma anche di contraddizioni. All’interno di queste contraddizioni trovi ancora vicoli in cui convivono famiglie cinesi con famiglie nigeriane, con famiglie srilankesi, con famiglie napoletane e questo, da un lato, quello che abbiamo provato a raccontare nel film, crea dei cortocircuiti in cui sotto una facciata sprezzante e vagamente razzista poi trovi gli esseri umani, quelli che non se ne fanno niente delle etichette e, se serve, ti vengono in aiuto anche in uno dei giorni più importanti della loro vita”.

La piccola Kvara è nata il 4 maggio 2023; il paradosso è che solo nel 2041 potrà diventare cittadina italiana. Cosa pensa il napoletano medio dello ius soli?
“Sinceramente non sappiamo se il napoletano si sia fatto una vera e propria idea su di un concetto come lo ius soli. La vita scorre a una velocità diversa da quella della legiferazione dello stato e, di fatto, lo ius soli esiste già “sul campo” per le seconde e terze generazioni che con i napoletani frequentano la scuola, i luoghi di lavoro e lo stadio. Crediamo che in un sistema che punti a favorire la convivenza invece di demonizzarla il napoletano (noi compresi) non avrebbe bisogno di interrogarsi ma sceglierebbe sempre l’istinto”.

La comunità dello Sri Lanka a Napoli è qualcosa di diverso da tutte le altre?
“E’ sicuramente numerosa, tra le più grandi d’Italia e questa cosa per strada si vede, in particolar modo quando colorano piazza Dante con i loro eventi magnetici al punto che se ti trovi in zona non riesci a non fare un salto a vedere che succede. E’ una comunità che riesce a mantenere un legame fortissimo con le proprie tradizioni, pur condividendo i vicoli con i napoletani che, col tempo, hanno imparato ad apprezzarne mitezza e concretezza. Non so se esiste un carattere collettivo ascrivibile ad una comunità e quindi non riesco a vedere delle differenze sostanziali con le altre realtà asiatiche o africane, mi pare che le seconde e terze generazioni siano pienamente inserite nel tessuto sociale e culturale pur non allontanandosi dalle loro origini ma potrebbe pure essere una mia impressione”.

I REGISTI
Raffaele Iardino, cresciuto tra Chiaiano e Scampia, si laurea in Lettere e poi si specializza in cinema e scrittura frequentando la Scuola di cinema di Roma e la scuola Holden di Torino. Con Diego D’Ambrosio fonda la società di produzione “Uncoso” che si occupa di cinema e di postproduzione (Un medico in Famiglia, I Cesaroni, La Strada di Casa, Fuori Classe, Rocco Schiavone.

Mario Leombruno, giornalista e documentarista, lavora principalmente su diritti umani e questioni sociali. E’ membro del Direttivo del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli.
Come autore ha realizzato, tra gli altri, Terrapromessa, Diritto d’asilo, Non è un Paese per neri, Napoli caos dentro, Futura, Camorra e bande Criminali nella città di Napoli, Io non ho paura.

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